Bullismo e cyberbullismo - Cristiana Prada

La nuova piaga sociale: Bullismo e cyberbullismo

Probabilmente ognuno di noi, almeno una volta, ne ha sentito parlare. È ancora difficile farlo in maniera consapevole e, ancora di più, operare con la dovuta chiarezza ed accortezza che questo fenomeno merita. In che modo è possibile distinguere un semplice litigio al parco da qualcosa di più serio ed importante?

  • Che cos’è il bullismo e quando si manifesta?
  • Cause e segnali del bullismo
  • Cyberbullismo: la nuova frontiera del bullismo digitale

Che cos’è il bullismo e quando si manifesta?

Con questo termine s’intende quel fenomeno, contraddistinto da un’interazione tra coetanei caratterizzata da un comportamento aggressivo intenzionale, da uno squilibrio di forza/potere nella relazione e da una durata temporale delle vessazioni perpetrate. Infatti, stando a quanto dice Dan Olweus – il principale studioso in materia – per poter parlare di bullismo devono essere soddisfatte tre condizioni principali che fungono da prerequisiti:

  1. intenzionalità
  2. persistenza nel tempo
  3. asimmetria nella relazione (vale a dire che la vittima deve essere incapace o impossibilitata a difendersi)

 

Per evitare inutili confusioni è opportuno specificare che talvolta si potrebbe essere portati a compiere delle azioni o si potrebbe essere portati a dire delle cose che potrebbero risultare offensive per gli altri, ma questo non ha nulla a che vedere con il bullismo. È a dir poco fondamentale sottolineare in questa sede la sua natura di comportamento deliberato che viene compiuto di proposito per far sentire un’altra persona intimidita, minacciata o impotente

Il bullismo può verificarsi ovunque: a scuola, nei centri sociali o di aggregazione, a casa, sul web, ecc. Inoltre, spesso può palesarsi anche tra adulti. Esso si manifesta sotto diverse forme più o meno identificabili perché può comprendere attacchi fisici, verbali (insulti, prese in giro, minacce e altre forme di intimidazione ed esclusione), ma anche vessazioni indirette che mirano alla sfera più intima e psicologica della vittima.

Nella maggior parte dei casi il bullo agisce nell’ombra, al di fuori del controllo degli adulti anche se molto spesso “si fa forte” cercando l’approvazione di alcuni spettatori (che possono ammirare ed emulare la sua spiacevole condotta). Gli studi indicano che questo fenomeno, che sembra coinvolgere in egual modo entrambi i sessi, raggiunge il picco massimo tra gli 11 ed i 13 anni, per andare a diminuire sempre di più man mano che i ragazzi crescono. Le bambine e le ragazze hanno le stesse probabilità dei bambini e dei ragazzi di essere delle bulle, ma è importante sottolineare in che modo il comportamento disfunzionale viene messo in atto in maniera diversa.

Se da una parte i ragazzi risultano maggiormente coinvolti in azioni dirette e fisiche, è decisamente più probabile che le ragazze agiscano ad un livello del tutto differente. Quest’ultime tendono infatti a ferire servendosi di strumenti quali la prevaricazione e la violenza psicologica, arrivando a colpire la sfera più intima di una persona.

Tuttavia, l’aggressione fisica (che potrebbe comprendere calci, spintoni, pugni, percosse, ecc.) è decisamente più comune tra i bambini; mentre l’aggressione relazionale che va a danneggiare o a manipolare le relazioni altrui (come il diffondere voci e l’esclusione sociale) è più comune tra gli adolescenti.

Cause e segnali del bullismo

Le motivazioni alle fondamenta del bullismo sono difficili da individuare e spesso hanno un’origine profonda: si può andare da una mancanza di controllo degli impulsi a problemi di gestione della rabbia o a sentimenti di gelosia ed invidia. Da non dimenticare che, molto più di quanto si pensi, la causa riconducibile a tale comportamento può essere un sentimento di inadeguatezza, che viene vissuto proprio dal bullo. Quest’ultimo spesso è un soggetto fragile e sofferente che mette in atto il bullismo come riflesso di ciò che sente.

Una breve panoramica delle principali ragioni dietro agli atti di bullismo:

  • il sentirsi potenti, avere il controllo della situazione e stabilire un dominio sociale
  • l’affrontare sentimenti di rabbia o paura
  • l’assecondare la pressione dei pari
  • l’avere scarse competenze sociali e capacità di autocontrollo
  • l’affrontare problemi di autostima e fiducia
  • la vendetta personale, in quanto sono stati loro stessi vittime di bullismo o violenza

 

Ciononostante, le ragioni alla base di questo comportamento possono essere del tutto differenti, per tale motivo le scuole di pensiero a riguardo sono ancora tante. Va detto che esistono dei fattori individuali e socio familiari che potrebbero aumentare il rischio di vittimizzazione in età evolutiva. Tra i fattori che accomunano un po’ tutte le vittime di bullismo c’è la scarsa assertività, ovvero la capacità di esprimere ed affermare sé stessi.

Sono davvero pochi i bambini che decidono di rivolgersi ad un adulto per raccontare quello che gli sta accadendo. Il report “Indicators of School Crime and Safety” ci illustra dei dati poco incoraggianti: solo il 20% degli episodi di bullismo scolastico sono stati denunciati e dietro a ciò ci sono ragioni molto differenti. Nella maggior parte dei casi il timore che attanaglia le vittime è quello di sentirsi deboli, di provare vergogna o di aver paura di peggiorare la situazione.

Tutti quegli adulti che vivono all’esterno di queste situazioni dovrebbero iniziare a prestare la dovuta attenzione ad alcuni segnali inequivocabili che dichiarano implicitamente un cambiamento in corso nel bambino. Per alcuni anni ho avuto in seduta da me questo ragazzo, Mattia, che per colpa di ripetuti episodi di bullismo aveva sviluppato tutta una serie di segnali legati a stress, ansia, agitazione, insonnia, disattenzione e – addirittura – scatti d’ira.

Sua madre era stata brava ed accorta a notare anche alcuni stati di malessere fisico che, ad un occhio disattento, avrebbero potuto far ipotizzare quasi una patologia o una malattia. Mattia aveva messo in moto una vera e propria somatizzazione, ovvero il suo malessere psicologico aveva assunto una forma fisica, in particolare legata a: cefalea, vomito e mal di pancia a cui seguiva il perenne rifiuto di recarsi a scuola. Tra le mura scolastiche, inoltre, s’era verificato un improvviso ed in apparenza inspiegabile calo del rendimento.

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Cyberbullismo: la nuova frontiera del bullismo digitale

Se il bullismo può essere definito una piaga sociale difficile da estirpare, con l’avvento dei social network e della rete è andato via via a svilupparsi il successore del bullismo “classico”, ovvero il cyberbullismo. Mentre il primo ha delle implicazioni e delle responsabilità sociali che rendono la sua messa in atto un rischio per il bullo, il secondo pare non avere dirette conseguenze, cosa che tranquillizza non poco gli aggressori.

Da una parte il bullismo agisce nell’ombra, e dall’altra il cyberbullismo nel più completo anonimato – il che lo rende decisamente più subdolo, difficile da individuare e meschino. Internet permette così ai bulli e agli aggressori di non prendersi alcuna responsabilità per le loro azioni, che rimangono ben nascoste ed impunite da uno spesso velo di anonimato.

Inoltre, questa forma di oppressione e di aggressione che si serve degli smartphone per colpire, ha espanso ancora di più il proprio raggio d’azione: il territorio ove si svolge la violenza non è più circoscritto ad un solo luogo fisico (come potrebbe essere la scuola), ma si allarga a dismisura oltre confini a dir poco inimmaginabili. Il cyberbullismo colpisce più duramente, perché è ovunque: non termina quando la vittima torna a casa ma continua anche lì, tra le mura domestiche.

Il contatto con le potenziali vittime è costante, scevro da limitazioni spazio-temporali, e ciò conferisce anche un maggior potere d’azione. Paradossalmente, le aggressioni digitali possono risultare ancora più impattanti, specie se salvaguardate dall’anonimato che alcune piattaforme consentono. Tutto ciò innesca un pericoloso allentamento dei freni inibitori con conseguente indebolimento delle remore etiche e amplificazione della ferocia dell’aggressione.

È decisamente più semplice, infatti, infliggere dolore e sofferenza agli altri quando non si comunica direttamente con l’interlocutore.

Qualora anche tu sentissi il bisogno di affrontare insieme ad un professionista questa problematica o altre di varia natura non esitare a contattarmi o a raggiungermi in sede per un primo colloquio conoscitivo totalmente gratuito e senza impegno.

Dott. Cristiana Prada, Psicoterapeuta e Sessuologa

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